Cominciamo con alcune suggestioni su come viene inteso il Rispetto.
“Con rispetto parlando”:
è sempre stata una affermazione, per me un po’ comica. Vedo la persona ossequiosa che esagera o è timorosa di non esprimersi bene e di offendere per il proprio linguaggio. Sa che usare una parola “forte” può offendere, ma sa anche che non è capace di usarne un’altra o ha deciso che quella è la parola giusta.
“Persona di rispetto”:
mi ricorda un rapporto gerarchico di potere in cui diviene chiaro chi comanda e chi esegue, e senza discussioni.
“Rispetto e timor di Dio”:
di fronte ad un essere superiore il rispetto si muta in timore. Solo una concezione amorevole di chi detiene il potere assoluto, consente di sostituire il rispetto al timore. Da bambino, per me e la mia cultura, rispetto e timore della punizione, coincidevano.
“Gradisca i miei rispetti”:
per fortuna non si usa più, mi ha sempre suscitato una brutta sensazione. Qualcosa di untuoso o falso, che ti rimane nella pelle e che nasconde un desiderio di essere considerati da chi è più potente proprio in virtù della sottomissione. Ma è anche far finta di essere inferiore e rimarcare la superiorità dell’altro attraverso una formula di galateo.
Esigo, chiedo, mi aspetto rispetto:
Sono io, per mia volontà e/o desiderio, che mi dispongo nella condizione di ricevere uno “sguardo attento e di riguardo”(ri-guardare, guardare di nuovo per vedere meglio, avere attenzione).
Meritare il rispetto:
si riconosce che il destinatario del rispetto ha una certa qualità in cui eccelle, con la quale si distingue. È l’equivalente semantico di “Di tutto rispetto”.
“Avere rispetto per …”
si può aver rispetto per una persona, un animale, un oggetto, un ambiente. Qui cambia il verso, se negli esempi precedenti c’era un rapporto di forza qui il rispetto si ingentilisce.
Assume il valore di una rinuncia a danneggiare qualcosa o qualcuno. Ma, in questa prospettiva, è pur sempre nel rapporto tra chi sta sopra e chi sta sotto, solo che questa volta è l’azione “generosa o doverosa” di chi sta sopra. “Di solito si lasciano le cartacce in giro, ma io no, io ho rispetto per gli spazi comuni”. A fronte del potere di “rovinare” qualcosa si sceglie il potere di non fare o di fare qualcosa che sia “un bene per l’altro, per la cosa su cui il mio intervento è diretto”.
Ma “aver rispetto per …” è anche, e sempre di più, in una dimensione di parità, di rispecchiamento reciproco. Il rispetto assume una dimensione orizzontale di parità e solidarietà. Questa è, secondo me, la forma più alta di “rispetto”: la mia identità si “ri-specchia” nella identità dell’altro. “Ri-spetto = ri-guardare” c’è anche un valore di “cura, riguardo”.
Diamo uno sguardo alla Costituzione.
“Nel rispetto delle norme, delle leggi”:
in questo significato la nostra Costituzione riporta in ben 5 articoli il termine “rispetto”. Dunque siamo ancora in presenza di qualcosa di “superiore” che da forma ai comportamenti concreti da avere.
Ma nella nostra Costituzione vi è un articolo ( il 32) in cui dice: “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Dunque: il rispetto della persona umana viene sopra la legge.
Allora posso chiudere questa rassegna rassicurato che il Rispetto è un diritto di tutti tanto da valere sopra la legge, anzi da doverla dirigere come faro non negoziabile.
Facciamo un altro passo e restiamo nella nostra Costituzione.
La “persona umana”, secondo l’art. 3, è degna di rispetto (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”).
Anche l’art. 41 ne parla (“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.)
Cosa deduco? Che le discriminazioni negative che danneggiano la dignità umana, ossia che non la rispettano, sono da evitare.
Le discriminazioni positive consentono di occuparsi di una minoranza dandole più attenzione, ossia di “rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo e la libertà della persona”. Sono gli ostacoli che impediscono la dignità e la libertà degli uomini che vanno rimossi sia per impulso di legge che per azione concreta della società, incluso l’azione economica privata.
Dunque: rispetto e discriminazione sono connessi inscindibilmente.
Cosa dice la Biodanza?
La metodologia e le finalità della Biodanza sono fortemente connaturate a questi due principi etici che sono anche sentimenti: ”rispetto e discriminazione”. Spesso gli operatori di Biodanza agiscono questi due sentimenti, li inducono negli allievi anche inconsapevolmente.
Si! “Anche inconsapevolmente” perché il rispetto, il riconoscimento della dignità dell’altro sono insiti nella metodologia stessa della Biodanza e trovano nel feedback e nella Affettività i due capisaldi fondamentali.
Feedback in Biodanza
Molti esercizi di Biodanza e alcuni principi metodologici sono portatori del rispetto e della non discriminazione. Faccio riferimento, per solo titolo di esempio, al “feedback” come metodo su cui si insiste nel proporre tutti gli esercizi a coppia.
La danza che si svolge non è guidata da uno dei due, ma è il raggiungimento di una danza comune che va oltre ed integra le due persone ed i loro ritmi, le loro sensazioni, le loro tonicità.
Solo rispettando lo spazio dell’altro, le sue proposte di movimenti, posso porre la mia proposta di vicinanza o lontananza, la mia proposta di velocità o lentezza, il mio grado di tonicità ed è dal reciproco ascolto del feedback dell’altro che si crea la comune danza che ci contiene e ci esalta.
Affettività in Biodanza.
Rolando Toro ha insistito sempre sulla “Affettività”, dandole lo statuto di una delle cinque linee di vivencia.
Ecco alcune citazioni tratte dal libro “Biodanza. Integrazione esistenziale e sviluppo umano attraverso la musica, il movimento e l’espressione delle emozioni”(pagg. 88 e 89)
“Affettività … è uno stato di affinità profonda verso gli esseri umani, capace di originare sentimenti di amore, amicizia, altruismo, maternità, paternità, solidarietà.”
Quando riconosciamo nell’altro, nel cittadino, la stessa libertà che ci rende vivi stiamo vivendo quel senso di affinità profonda.
Quando la Costituzione pone la dignità dell’uomo sopra la stessa Costituzione, e difende le libertà civili e politiche come bene comune di tutti gli uomini si sta proponendo un mondo in cui l’affettività dirige e genera i rapporti fondamentali tra le persone di tutte le Nazioni.
Per non parlare del senso di solidarietà che pervade, a volte esplicitamente alte implicitamente, tutta la Costituzione. Cosa è questa solidarietà se non “affettività applicata”?
“Attraverso l’affettività noi ci identifichiamo con altre persone e siamo capaci di comprenderle, amarle, proteggerle, però anche di rifiutarle e aggredirle.”
“Le forme patologiche dell’affettività si esprimono nella distruttività, nella discriminazione sociale, nel razzismo, nell’ingiustizia e negli impulsi autodistruttivi”.
Viene richiamata qui, la distinzione fondamentale tra “discriminazione positiva e negativa”: quando comprendiamo, amiamo, proteggiamo l’altro siamo nelle azioni di discriminazione positiva, quella che promuove una azione per rimuovere ostacoli per la realizzazione dell’altro.
Quando gli affetti (nella loro forma patologica) inducono il rifiuto, l’aggressione, la squalifica allora siamo in presenza delle discriminazioni negative, quelle che fanno distinzione tra persone di diverso sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, di condizioni personali e sociali e che sono negate dall’Articolo 3 della Costituzione.
“Il “relativismo etico” è forma patologica dell’affettività e consiste nel giustificare azioni infami con ragionamenti intelligenti. Questa attitudine è tipica dei governi totalitari e delle persone individualiste.”
La democrazia così protetta nella nostra Costituzione, la distinzione dei poteri in essa così precisamente delineata, vogliono mettere un grande freno alle possibilità di avere governi o sistemi totalitari. Questo per evitare assurdi ragionamenti come sono stati quelli relativi alla “pura razza italiana”. Con essi si voleva sancire una netta distinzione di dominio tra Italiani e Africani e tra Italiani ed Ebrei. La copertura di questo “relativismo etico” era avvenuta anche attraverso un “manifesto della razza” sottoscritto da alcuni studiosi dell’epoca.
Per concludere
Concludo con le parole della poetessa Wislawa Szymborska che ha espresso magistralmente questo concetto:
“Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”.
Straordinaria la potenza evocativa di questa rima poetica!
A me batte il tuo cuore: e mi batte con forza.
Ti chiedo di provare lo stesso per me ascoltando il mio cuore che batte.
Gli studi neurologici hanno evidenziato come i neuroni specchi diano profondamente ragione fisiologica a questa poesia.
Ma tutto ciò è in perfetta sintonia con il concetto più profondo di “rispetto”:
l’ascolto in me della libertà e della dignità dell’altro.
Riconoscere che ogni altra persona respira la sua libertà come la respiro io, che la sua dignità, il suo essere degno è identico al mio, è il fondamento essenziale di ogni convivenza pacifica e democratica.
In questo senso Feedback ed Affettività sono si “metodologia della Biodanza”
ma rimandano alla concezione della società
così come è disegnata dalla nostra Costituzione.
Questo articolo è tratto dall’intervento fatto in occasione del seminario: “il Rispetto è un Diritto di tutti” presso la Casa dei Diritti, Comune di Milano.
http://www.scuolatoro.com/convegno-rispetto-diritto-tutti/
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