Estratto della tesi a conclusione del corso di professional counseling presso ASPIC Milano, presentata nel dicembre 2015

Tutto si tiene – l’applicazione del Counseling per il processo di integrazione

di Silvia Signorelli – aprile 2018

Il rapporto tra io e tu consiste in questo, che l’io si pone di fronte a un qualcosa di esterno, cioè a un ente che è radicalmente altro e lo conferma come tale. Questa conferma dell’alterità non consiste nel fatto che ci si fa un’idea dell’alterità, non si tratta di pensare l’altro, e nemmeno di pensarlo come Altro, ma invece di volgersi verso di Lui, per dire a Lui: Tu

Emmanuel Lévinas, Umanesimo dell’altro uomo

Il linguaggio per mezzo del quale si genera, nell’essere, il significato, è un linguaggio parlato da spiriti incarnati. L’incarnazione del pensiero non è un incidente che gli sia capitato, qualcosa che gli abbia reso più pesante il compito… Corpo è il fatto che il pensiero si tuffi nel mondo pensato…

Emmanuel Lévinas, Umanesimo dell’altro uomo

L’epifania del Viso è vivente. La sua vita consiste nel disfare la forma in cui ogni ente quando entra nell’immanenza si è già dissimulato. L’Altro che si manifesta nel Viso sfonda la sua plastica essenza, come uno che aprisse la finestra sulla quale tuttavia già si disegnava la sua figura.

Emmanuel Lévinas, Umanesimo dell’altro uomo

La mia libertà non ha l’ultima parola, io non sono solo. E diremo allora che solo la coscienza etica esce da sé. O ancora, nella coscienza etica faccio un’esperienza che non ha misura comune con nessuno schema a priori, un’esperienza senza concetto, ogni altra esperienza è concettuale… La coscienza etica è concretamente l’accoglienza d’Altri.

Emmanuel Lévinas, Etica come filosofia prima

Sia dell’approccio rogersiano sia della Teoria della Gestalt io percepisco un certo livello di sintonia con la Teoria di Biodanza.

Per me questa sintonia generale è stata sin dall’inizio del percorso ASPIC un elemento decisivo; sono consapevole che se avessi percepito una mancanza di sinergia di pensiero, a livello filosofico, tra il Counseling e la Biodanza, ciò avrebbe rappresentato un problema per me.

Oltre che per l’approccio pluralistico-integrato, ho scelto ASPIC perché la Presidente della sede di Milano è la dottoressa Margherita Serpi che è anche insegnante di Biodanza. Contavo dunque sulla possibile armonia tra Counseling nell’approccio ASPIC e Biodanza al livello dei principi di fondo.

In generale, fare esperienza più che apprendere, e la dimensione del qui e ora sono elementi che appartengono a entrambi gli approcci, così come il concetto di Omeostasi e di Ciclo di contatto che ho ritrovato nella metodologia di Biodanza nell’applicazione di quella che viene chiamata Curva fisiologica della Vivencia (l’esperienza soggettiva dell’individuo di essere nel qui e ora con intensità).

Anche il focus sulla parte sana, funzionante, della persona, sulle risorse, appartiene sia al Counseling sia alla Biodanza, insieme all’approccio d’insieme alla Salutogenesi.

Biodanza non è, infatti una terapia, promuove la salute e lo sviluppo personale per il raggiungimento di una maggiore integrazione a livello personale, relazionale e “cosmico”.

In un primo momento, ero al primo anno, quando mi resi conto che la “frase” tanto criticata dal prof Rolando Toro Araneda, creatore della Biodanza, era un frammento della Preghiera della Gestalt di Fritz Perls, ci rimasi male, fu un pugno nello stomaco. Poi pian piano compresi che il pensiero che Perls aveva espresso nella Preghiera e quello di Toro Araneda quando insisteva con stile provocatorio: “Se non ci incontriamo è una catastrofe!” non erano in contrapposizione, bensì mettevano in evidenza due aspetti diversi e complementari: Perls aveva comunicato un aspetto della relazione umana relativamente al fatto che non siamo venuti al mondo per rispondere alle aspettative altrui, sottolineando così la missione più importante di ciascun essere umano, vale a dire di diventare se stesso, mentre Toro Araneda intendeva sottolineare la possibilità, o meglio, la necessità esistenziale dell’incontro reale e profondo tra gli esseri umani come condizione unica per diventare se stessi.

Preghiera della Gestalt di Friz Perls:

Io sono io. Tu sei tu.

Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.

Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.

Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.

Se ci incontreremo sarà bellissimo;

altrimenti non ci sarà stato niente da fare.

L’esercizio della Biodanza si pone nell’ottica dell’incontro. Esso ha come impegno lo sviluppo e il nutrimento dei legami che uniscono a sé, all’altro, al mondo. Attraverso l’esperienza singolare del corpo e della sensibilità. Qui la danza non dipende né dall’espressione libera né alle figure imposte. Essa non ricorre né all’apprendimento né all’immaginazione. Più semplicemente, questa è la ricerca del gesto proprio, della parola singola che reca e dà forma alle nostre potenzialità. La sua base è dunque l’individuo, ma nella prospettiva della vita che lo avvolge”1

Vedo una connessione molto forte tra Gestalt e Biodanza anche relativamente al corpo e alle emozioni.

Biodanza è l’esperienza del corpo, la dimensione del sentire: “Sento e dunque sono”.

Ginger, nel capitolo Il corpo e le emozioni del suo libro Iniziazione alla Gestalt scrive: “La grande maggioranza di coloro che praticano la Gestalt riservano un ruolo privilegiato al vissuto corporeo del cliente, come pure a quello del terapeuta stesso. Si interessano tanto alla sensorialità recettiva (Che senti tu in questo momento?) quanto all’attività motrice dell’organismo (Ti propongo di alzarti e fare qualche passo…) e non esitano a muoversi essi stessi… Non si tratta più di parlare solamente del corpo, ma piuttosto di parlare con il corpo, attraverso il proprio corpo, da ‘corpo a corpo’, come si parla ‘cuore a cuore’”2.

Biodanza è la vivencia del corpo, la pura esperienza corporea, senza elaborazione, senza analisi, senza spiegazioni; l’espressione intrinsecamente saggia del sentire del corpo.

Il corpo non è in sé una parte separata, massiccia e spessa, ma la totalità dell’essere sotto forma di sensibilità. Nel fondo della materia è linguaggio, quello che in sé, sempre in contatto con le cose e gli esseri, si emoziona. E’ quello che tocca e viene toccato, quello che richiede il gesto e che sempre lo cerca. Si fa sentire nella pelle che delimita lo spazio particolare del mio essere e che, dal mondo, raccoglie il tatto.3

Serge Ginger parla invece di awarness corporea: “In effetti, colui che pratica la Gestalt preferisce sfruttare in ogni momento, con una awareness costante, ciò che emerge spontaneamente, ‘nel modo in cui si manifesta e se si manifesta’. E’ particolarmente attento a ogni manifestazione corporea del suo cliente…. Non dimentica che il corpo è a un tempo espressione personale (Mi sento stanco) e linguaggio di comunicazione interpersonale (Ti mostro che sono stanco)… Si incoraggerà dunque il cliente a essere attento a ciò che sente, è la presa di coscienza globale o awareness.4

1 Rolando Toro Araneda, Biodanza, Ed. Red, Milano, pag. 12

2 Serge Ginger, Iniziazione alla Gestalt, Edizioni Mediterranee, Roma, pagg. 95/96

3 Alain Antille, Abitare i gesti, risiedere nelle parole, prefazione del libro Biodanza di Rolando Toro Araneda, Ed. Red, Milano, pag. 13

4 S. Ginger, Iniziazione alla Gestalt, Ed. Mediterranee, Roma, pag. 98

A me colpisce molto la definizione del ciclo di contatto come ciclo organismico, vale a dire come naturale fluire della sapienza dell’organismo che tende per natura al soddisfacimento del bisogno nel percorso istintivo verso l’omeostasi.

Trovo questo aspetto particolarmente interessante per il collegamento che ci ritrovo con quanto sperimento con Biodanza e che insegno poi alle persone che la praticano, guidandole attraverso il ciclo di contatto con l’esperienza della vivencia (esperienza vissuta dalla persona nel qui e ora con intensità), attraverso il ciclo naturale della singola sessione e dell’intero percorso annuale o di uno Stage, con progressività, dalla fase di pre-contatto e avvio di contatto, fino alla fase centrale di contatto pieno, cuore dell’esperienza (che infatti prevede un esercizio-obiettivo) fino poi alla fase di post-contatto che in modo armonico chiude l’esperienza.

A partire dalla realizzazione di questo progetto, e del prezioso triennio di formazione, mi muovo con fiducia e desiderio verso il futuro.

Il mio desiderio è sperimentarmi presto con altri clienti, facendo sempre riferimento alla supervisione come irrinunciabile strumento di supporto, e portare avanti l’integrazione tra Counseling e Biodanza.

Pur nella diversità delle due proposte di crescita personale e nella distinzione dei campi di applicazione, il mio progetto è di integrarle sempre di più in modo che il mio approccio di Counseling tragga sempre più beneficio dalle mie attitudini e competenze di Biodanza e, viceversa, la mia proposta di Biodanza si nutra sempre più delle attitudini e competenze di Counseling.

L’integrazione tra Counseling e Biodanza che percepisco dentro di me la voglio realizzare nel concreto nei due ambiti di attività.

Voglio continuare a crescere e incarnare il cliente che Carl Rogers evoca così:

Ha incorporato, in ogni aspetto della sua vita psichica, le qualità di movimento, di evoluzione, di modificabilità, e sono queste a costituire la sua caratteristica evidente. Egli vive coscientemente nei propri sentimenti, che accetta con assoluta fiducia. Costruisce la propria esperienza in modo sempre nuovo, e i suoi costrutti personali si modificano a contatto con il procedere della vita. La sua esperienza attuale è essenzialmente un processo per cui egli sente la novità di ogni situazione e la interpreta in modo nuovo, utilizzando i termini del passato solamente nella misura in cui il presente è identico al passato. Apprezza con esattezza la differenza esistente tra i suoi diversi sentimenti e fra i diversi significati della propria esperienza. La comunicazione intrapersonale è in lui libera e priva di blocchi. Egli comunica se stesso liberamente nelle relazioni interpersonali e tali relazioni non sono stereotipate, ma “da uomo a uomo”. Egli è conscio di sé ma non come di un oggetto. Ha di sé, piuttosto, una coscienza riflessa, un sentimento soggettivo di vivere come un sé dinamico. Si percepisce in rapporto responsabile con tutti gli aspetti dinamici della propria vita. Vive pienamente in sé, come il fluire sempre mutevole di un processo”.5


… “Ora, per esperienza personale indimenticabile, io so con certezza che esistono stati in cui i lacci della personalità sembrano abbandonarci , e sperimentiamo una unità indivisibile… Colui che vive dialogicamente conosce un’unità vissuta. Ed è proprio l’unità della vita, come unità che, una volta veramente acquisita, non è più lacerate da nessuna trasformazione, non è più divisa a metà tra quotidianità creaturale e solenni momenti divinizzati. E’ l’unità della ininterrotta permanenza, perseverante nella concretezza, in cui si percepisce la parola ed è possibile balbettare una risposta”.

Martin Buber, Dialogo, 1930

Quando andiamo per strada e incontriamo un uomo che ci è venuto incontro e che andava anche lui per quella strada, conosciamo solo il nostro tratto di strada, non il suo; del suo, infatti, veniamo a conoscenza solo nell’incontro.

Del compiuto processo di relazione conosciamo, per averlo vissuto, il cammino che abbiamo percorso, il nostro tratto di strada.

Il resto ci accade, non lo sappiamo. Ci accade nell’incontro”.

Martin Buber, Distanza originaria e relazione, 1950

La crescita interiore dell’io non si compie, come oggi si tende a credere, nel rapporto dell’uomo con se stesso, ma in quello tra l’uno e l’altro, tra gli uomini quindi, specialmente nella reciprocità del rendersi presenza – nel rendere presenza un altro io e nel sapersi resi presenza nel proprio io dall’altro – che fa tutt’uno con la reciprocità dell’accettazione, dell’affermazione, della conferma. L’uomo vuole essere confermato nel suo essere tramite l’uomo, e vuole acquistare una presenza nell’essere dell’altro. La persona umana ha bisogno di essere confermata perché l’uomo in quanto tale ne ha bisogno. All’animale la conferma non occorre, perché è ciò che è, in modo a-problematico. Per l’uomo è diverso: destinato, dal regno delle specie naturali, al rischio della categoria isolata, minacciato da un caos nato insieme a lui, furtivamente e timidamente volge lo sguardo alla ricerca di un sì che renda possibile il suo essere, che può venirgli solo da una persona umana che una persona umana si rivolga; gli uomini si porgono reciprocamente il pane celeste dell’essere un io”,

Martin Buber, Distanza originaria e relazione, 1950

A me colpisce molto la definizione del ciclo di contatto come ciclo organismico, vale a dire come naturale fluire della sapienza dell’organismo che tende per natura al soddisfacimento del bisogno nel percorso istintivo verso l’omeostasi.

Trovo questo aspetto particolarmente interessante per il collegamento che ci ritrovo con quanto sperimento con Biodanza e che insegno poi alle persone che la praticano, guidandole attraverso il ciclo di contatto con l’esperienza della vivencia (esperienza vissuta dalla persona nel qui e ora con intensità), attraverso il ciclo naturale della singola sessione e dell’intero percorso annuale o di uno Stage, con progressività, dalla fase di pre-contatto e avvio di contatto, fino alla fase centrale di contatto pieno, cuore dell’esperienza (che infatti prevede un esercizio-obiettivo) fino poi alla fase di post-contatto che in modo armonico chiude l’esperienza.

A partire dalla realizzazione di questo progetto, e del prezioso triennio di formazione, mi muovo con fiducia e desiderio verso il futuro.

Il mio desiderio è sperimentarmi presto con altri clienti, facendo sempre riferimento alla supervisione come irrinunciabile strumento di supporto, e portare avanti l’integrazione tra Counseling e Biodanza.

Pur nella diversità delle due proposte di crescita personale e nella distinzione dei campi di applicazione, il mio progetto è di integrarle sempre di più in modo che il mio approccio di Counseling tragga sempre più beneficio dalle mie attitudini e competenze di Biodanza e, viceversa, la mia proposta di Biodanza si nutra sempre più delle attitudini e competenze di Counseling.

Categorie: Biodanza

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